Avrete sicuramente letto o sentito parlare della vicenda avvenuta in provincia di Frosinone lo scorso 31 dicembre: alcune famiglie di ragazzi con autismo di età compresa tra i 12 e i 18 anni avevano deciso di festeggiare insieme Capodanno, ma la loro prenotazione di gruppo è stata rigettata dal direttore dell’hotel. In un secondo momento, infatti, il direttore dell’albergo Terme di Pompeo Fontana Olente ha informato i clienti che la sua struttura non avrebbe accolto i ragazzi, asserendo che egli non disponeva degli spazi adatti e la loro presenza avrebbe potuto infastidire altri clienti.

La notizia è rimbalzata immediatamente e in molti si sono sentiti in dovere di esprimere il proprio parere a favore o contro la decisione presa dal direttore della struttura. Ammettiamo senza timore che anche tra di noi se ne è discusso molto: questa notizia ci chiama in causa in prima persona, non solo perché genitori di ragazzi disabili (necessariamente più sensibili al tema), ma anche perché cittadini.

Premettiamo una cosa: siamo convinti che ogni opinione debba essere rispettata, anche quando opposta al nostro modo di pensare, perché scaturisce sicuramente da una riflessione e da un vissuto personale che non abbiamo il dritto di mettere in discussione. Abbiamo letto, per esempio, questo post che ha riscontrato molto successo (e lasciatecelo dire: non ne condividiamo nemmeno una parola).

Tuttavia, da genitori che da anni mettono a disposizione il proprio tempo e le proprie risorse per promuovere progetti sull’inclusione sociale nelle città in cui viviamo, non possiamo non parlarvi di alcune riflessioni che ci stanno molto a cuore. 

 

Innanzitutto, questa vicenda ci ha spinto a riflettere sul fatto che, ancora oggi, viviamo sulla nostra pelle una differenza di approccio tra disabilità motoria (che ormai è accettata, spesso superata grazie agli interventi strutturali, e non fa più paura) e disabilità “intellettiva” o di altro tipo, in cui l’accettazione da parte della società è troppo spesso lasciata alla sensibilità delle singole persone e al fatto di avere già avuto esperienze positive nella propria vita con persone con autismo, per esempio.

C’è davvero ancora molta strada da fare. 

 

Un altro punto che ci sembra interessante affrontare è il seguente: l’importanza delle parole. Ogni parola ha un significato ben preciso e attiva nelle nostre menti una specifica immagine o idea. Ebbene, ci lascia un po’ di amaro in bocca constatare che, ancora una volta, i giornalisti sono i primi a non aver pienamente compreso questo fenomeno. Non possiamo gridare allo scandalo e poi continuare a usare termini come “speciali” (vedi titolo di Repubblica) quando dobbiamo dire che una persona è disabile.

Dobbiamo infrangere questa barriera di cristallo, questo tabù presente prima di tutto nelle nostre menti. Il nostro linguaggio plasma la mente, contribuisce a creare la realtà in cui viviamo. 

 

Concludiamo dicendo che, dal nostro punto di vista, una soluzione c’era: si sarebbe potuto parlare con il gruppo di famiglie, adottare un atteggiamento propositivo ed evidenziare le difficoltà in modo da cercare insieme delle soluzioni, anziché “chiudersi” di fronte alla difficoltà. In questo modo, a nostro avviso, si sarebbe potuto capire insieme se effettivamente il posto fosse adatto al benessere di tutti, ragazzi compresi. Anche il direttore dell’albergo si sarebbe sentito più sereno: sapendo con anticipo quali avrebbero potuto essere le difficoltà del momento, avrebbe anche avuto a disposizione il tempo necessario per capire come gestirle.

È partendo da queste riflessioni che, oggi, cambiamo la nostra copertina Facebook e facciamo un po’ di posto ad una frase pronunciata dal Presidente Mattarella in occasione del discorso di fine anno:

Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi.